Ashdown Paddy - 2018 - Gli uomini che hanno detto di no a Hitler by Ashdown Paddy

autore:Ashdown Paddy [Ashdown Paddy]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, 20mo Secolo
ISBN: 9788822740397
Google: IbjBDwAAQBAJ
Amazon: B082BK74WM
editore: Newton Compton
pubblicato: 2020-01-08T23:00:00+00:00

19. Rilancio

La sconfitta della battaglia di Mosca e l’entrata in guerra degli Stati Uniti creavano esattamente le condizioni che da tempo i cospiratori speravano portassero nuovi adepti alla loro causa. Invece, si trovarono davanti una nuova serie di ostacoli.

Il primo era l’atteggiamento degli Alleati.

Anche prima di Pearl Harbor e della dichiarazione di guerra dell’America, quando si erano incontrati nelle acque protette di Placentia Bay, al largo di Terranova alla fine dell’estate del ’41, Churchill e Roosevelt avevano tratteggiato la loro visione del mondo postbellico. Roosevelt era arrivato sull’uss Augusta, un incrociatore pesante nuovo di zecca. Churchill era giunto dopo una pericolosa traversata dell’Atlantico sulla corazzata hms Prince of Wales, che, teatrale come sempre, aveva insistito perché non venisse ridipinta in modo da mostrare le cicatrici della vittoria sulla Bismarck di tre mesi prima.

La Carta Atlantica (il titolo ufficiale era Dichiarazione congiunta del presidente e del primo ministro), che secondo molti storici conteneva i semi dell’attuale alleanza della nato, fu concordata dai due leader il 14 agosto 1941. Insieme all’impegno di assistersi reciprocamente durante la guerra, incorporava i primi lineamenti della futura struttura del mondo postbellico, compresa una clausola scrupolosamente redatta secondo cui, poiché «nessuna pace futura può mantenersi se… degli armamenti continuano a essere impiegati da nazioni che minacciano, o potrebbero minacciare aggressioni al di là delle loro frontiere, [i due leader] ritengono, in attesa della costituzione di un sistema di sicurezza generale più ampio e permanente, che il disarmo di tali nazioni sia essenziale». Joseph Goebbels, ministro della propaganda di Hitler, colse al volo l’opportunità per sostenere che questa clausola significava che la Germania sarebbe stata privata per sempre delle sue forze armate, un’umiliazione superiore persino alle imposizioni di Versailles.

Ludwig Beck abboccò all’amo di Goebbels e insieme a due colleghi della resistenza1 cominciò a chiedersi se il tempo dei golpe non fosse ormai finito: era sempre più probabile infatti che, anche se Hitler fosse stato rimpiazzato, un nuovo governo tedesco non sarebbe stato in grado di «ottenere una pace accettabile»2.

In realtà, in questa fase della guerra la posizione di Churchill era molto più sfumata. Nel rapporto al gabinetto sulla Carta Atlantica egli manifestò una «netta differenza» con il 1917: «Allora parlammo di “guerra per porre fine alla guerra”… e di impoverirli [i tedeschi]… Ora vediamo le cose in modo diverso. Dobbiamo disarmare i tedeschi… [ma] ora siamo del parere che le nazioni impoverite sono inevitabilmente pessimi vicini e desideriamo vedere tutti prosperi, compresi i tedeschi. In breve il nostro obiettivo è rendere la Germania “florida e impotente”»3.

Tuttavia, malgrado le buone intenzioni di Churchill, le dinamiche dell’alleanza ora cominciavano a operare contro la possibilità di una pace costruttiva con la Germania dopo Hitler.

Ora che gli equilibri della guerra si erano spostati in favore degli Alleati, il potere contrattuale della Germania si era indebolito. Intanto, mentre la vittoria appariva sempre più probabile, la compattezza degli Alleati riguardo alla condotta della guerra cominciò a sfaldarsi su come il mondo avrebbe dovuto ripartirsi in futuro. Di conseguenza, l’unico e più semplice punto di

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